Siete stufi di sgobbare sui libri e avete deciso di aprire una gelateria con il vostro compagno di corso. Però non sapete da dove iniziare e in banca per farvi un prestito vi hanno chiesto un business plan. Indipendentemente dalla forma di finanziamento che userete, è bene partire sempre con le idee chiare, per evitare di ritrovarsi nei guai più avanti. Il business plan contiene cifre: chi ha dimestichezza con i bilanci prepara un bel conto economico, un bel rendiconto finanziario e magari ci aggiunge pure lo stato patrimoniale iniziale della sua start-up. Ma non è detto che serva, si può anche scrivere un “temino” dove tutte le voci economiche e finanziarie vengono dettagliate a parole.
Innanzitutto bisogna partire dai ricavi, capire di che mercato stiamo parlando, che prodotto vendiamo? A che prezzo? C’è stagionalità? Ci sono competitori nei paraggi? Che gamma di prodotti voglio offrire? Il gelato, per esempio, è partito come prodotto stagionale, ma sfido chiunque a dire che non conosce qualcuno che se lo mangerebbe a gennaio (io sono una di quelle persone!). Vi consiglio di ipotizzare due – tre scenari di crescita o decrescita dei ricavi, cosa potrebbe succedere se non lontano da noi aprisse una nuova gelateria? Cercare di avere un’ampia visione degli affari ci permette di prevedere possibili cadute del fatturato ed eventuali correzioni nelle spese. Non è da escludere la possibilità di aprire in franchising, molte scelte a quel punto però saranno vincolate dal modello di business che vi proporrà il franchisor.

Al mondo dei ricavi sono collegate tutte le politiche di marketing che intendiamo adottare e i relativi costi! Per lanciare la nostra gelateria potremmo fare un lancio pubblicitario sui quotidiani o alle radio locali, quanto potrebbe costarci? Dipende dalla durata e dalla intensità della campagna pubblicitaria, bisogna valutare attentamente quanto ogni singolo euro investito in promozione potrebbe tornarci in visibilità e quindi in fatturato.
Oltre ai costi del marketing di cui sopra abbiamo esborsi per materie prime (compro il latte alta qualità o vado al risparmio? Frutta fresca o preparati in busta?), per l’ammortamento dei macchinari (cosa mi serve? Una macchina per fare il gelato? Un abbattitore? Un banco frigo?), per personale: siamo io e il mio socio o assumo con il contratto a chiamata la biondina carina che ho conosciuto al corso di finanza? Non dobbiamo dimenticarci della struttura dove faremo sorgere la nostra gelateria: affittiamo o acquistiamo gli spazi? (Notare la rischiosità della seconda opzione!)
Quante tasse e contributi dovrò pagare? Dovrò riflettere per determinare questo dato anche sulla forma giuridica dell’azienda: la possibilità di aprire una srls – una società a responsabilità limitata semplificata, che offre molti vantaggi dal punto di vista fiscale e normativo – era inizialmente riservata agli under 35, ad oggi è un’opzione concessa a tutti.
Una volta delineati i costi, anche finanziari (non dimentichiamoci degli interessi), arriviamo alla “bottom line”, quanto ci rimane in tasca: per il primo anno potremmo subire un segno “meno” nella casella dei profitti, è normale, fa parte della dinamica degli investimenti, dobbiamo essere capaci di raggiungere il punto di pareggio velocemente però. Ci sono dei business che hanno grossi costi di impianto ed è necessario avere molto margine sul prodotto per coprirli, esistono invece imprese con bassi costi fissi, dove un prodotto con poco margine riesce comunque a dare buoni risultati. Il tema della “marginalità” non è per niente banale e va sondato contestualmente alla scelta del settore produttivo.

 

 

Una volta stimati costi e ricavi è necessario calcolare il fabbisogno finanziario del nostro progetto, la combinazione ideale dei prospetti è il rendiconto finanziario per i primi anni (2-3 anni possibilmente) e lo stato patrimoniale iniziale. Nel caso della gelateria la maggior parte dell’attivo sarà costituita principalmente dai macchinari, che possono raggiungere costi molto elevati ed eventualmente da impianti e fabbricati. Il CCNO (il capitale circolante netto operativo, ovvero la somma algebrica di crediti e debiti operativi, e il magazzino) che determina il fabbisogno di liquidità derivante dalla gestione operativa, in una gelateria è potenzialmente negativo, al massimo nullo, un bell’aiuto per la gestione finanziaria, perché vuol dire che la gestione operativa libera liquidità e non la trattiene. Il problema principale della struttura finanziaria è invece il rapporto tra debito e capitale proprio, quanto investiamo nella nostra gelateria? Nelle srls possiamo mettere anche 1 € di capitale, ma ritengo difficile che una banca seria finanzi facilmente un progetto del genere, ci toccherà rompere il salvadanaio per investire qualche soldino in più. Anche in questo caso è opportuno prevedere dei piani di emergenza e degli “stress test”, cosa succede se andiamo in perdita per alcuni anni? Abbiamo liquidità sufficiente per tirare avanti o dobbiamo chiedere ulteriori fidi? Nel passivo entra anche l’eventuale finanziamento che la banca emetterà a nostro favore.
Ricordiamoci che il totale dei finanziamenti deve essere uguale a quello degli investimenti.
Una volta completato il nostro business plan, è meglio farlo controllare a qualcuno che conosce molto bene il settore per capire se le cifre ipotizzate sono realistiche o meno. Se il business plan è realizzabile, buona fortuna per il vostro nuovo viaggio imprenditoriale!