Gli strumenti derivati sono contratti che hanno un valore di mercato dipendente da altre attività o parametri finanziari (azioni, valute, indici, tassi d’interesse…) o attività reali (commodities).

Perché si usano i derivati?

– la copertura di rischi. Se fra tre mesi devo vendere a Caio un chilo di oro ad un determinato prezzo ma ho paura che il prezzo dell’oro aumenti, posso trovare Tizio disposto a vendermi un chilo di oro ad un prezzo leggermente inferiore di quello stipulato con Caio e assicurarmi un profitto contenuto ma certo.

– arbitraggio. Se il prezzo di una determinata attività reale o finanziaria (anche di un derivato) è più alto a Milano che a New York posso comprare, il titolo a New York e rivenderlo a Milano. Chi tardi arriva male alloggia però, man mano che vengono eseguiti gli arbitraggi il prezzo a New York salirà (in seguito all’aumento della domanda), quello di Milano calerà (per l’aumento dell’offerta), tornando ad essere pari.

– speculazione. Posso scegliere di acquistare titoli con la leva finanziaria, ovvero prendendo in prestito i soldi e ciò ha effetto moltiplicativo sui guadagni e le perdite. Se ad esempio scelgo di investire 1000€ di cui solo 100 sono miei, in caso di raddoppio dell’importo investito avrò ottenuto un guadagno di poco inferiore 1000% sul capitale proprio (devo ricordarmi che oltre ai 900€ presi in prestito devo restituire anche gli interessi), se perdo tutto però avrò una perdita superiore al 1000%. Questo tipo di operazioni finanziarie hanno un elevato grado di rischio quindi.

Quali sono le principali categorie di derivati? (L’elenco non è esaustivo, considerato che possono essere titoli molto “creativi”).

I futures sono contratti a termine che obbligano le parti contraenti a scambiarsi un determinato bene ad un determinato prezzo. Come oggetto della transazione possiamo avere commodities (beni e servizi primari), altri titoli (azioni e obbligazioni), valute o indici finanziari. Sono contratti standardizzati ovvero hanno tagli unitari, scadenze precise e devono essere scambiati attraverso una clearing house, una cassa che garantisce il buon fine dell’operazione ed evita che un soggetto in perdita “scappi” senza pagare il pattuito (detto molto in soldoni).

Le opzioni sono titoli che danno il diritto di acquistare (call) o di vendere (put) un’attività finanziaria (sottostante) ad un determinato prezzo (strike) ad una determinata scadenza (op. europea) o entro tale data (op. americana). Anche qui il sottostante può essere costituito dai titoli più disparati. Vi segnalo il modello di option pricing sviluppato da Black e Scholes (trovate la formula nell’immagine).

Gli swap, invece, sono contratti sulla base dei quali i due contraenti decidono di scambiarsi flussi finanziari a determinate scadenze e con determinate regole. I più conosciuti sono gli IRS (interest rate swap) dove i flussi finanziari sono calcolati in base a tassi di interesse diversi su un certo capitale detto notional (fittizio). Ma esistono anche currency swap (scambio di valute), commodity swap e credit default swap (contratti che trasferiscono il rischio di credito).

Detto ciò, questi strumenti vengono utilizzati da grandi investitori, in quanto spesso sono necessari grossi quantitativi di capitale per acquistare anche solo uno di questi titoli. Il piccolo investitore può scegliere di comprare ETC, ETN ed ETF (exchange traded commodities, notes and funds) titoli cloni che replicano l’andamento del sottostante e vengono scambiati in borsa come le azioni.