Come ogni leggenda che si rispetti, dobbiamo partire dal suo protagonista: Mario Draghi. Chi è costui?

Tutti in coro potremmo rispondere il presidente della Banca Centrale Europea, ma questa è solo l’ultimo pezzo di una brillante carriera. Mario Draghi nasce a Roma il 3 novembre 1947, si laurea in economia nel 1970 alla Sapienza e nel 1977 consegue un PhD al Massachusetts Institute of Technology. Dal 1975 in poi insegna presso vari atenei e dal 1984 ricopre ruoli di spicco tra le principali organizzazioni economiche mondiali:

1984-1990: direttore esecutivo presso la Banca Mondiale.

1991-2001: direttore generale del Tesoro ovvero il Capo del Dipartimento che, all’interno del Ministero dell’Economia e delle Finanze, è responsabile di processi chiave a supporto dell’elaborazione e dell’attuazione delle scelte di politica economica e finanziaria del Governo, sia in ambito nazionale che internazionale.
In particolare svolge funzioni di coordinamento, direzione e controllo delle Direzioni Generali in cui si articola il Dipartimento del Tesoro. (Dal sito del dipartimento del Tesoro).

2002-2005: vicepresidente e managing director presso Goldman Sachs International.

2006-ottobre 2011: governatore della Banca d’Italia, colui che presiede l’assemblea dei partecipanti e ha il compito di garantire il rispetto di leggi, regolamenti e statuto, far eseguire le deliberazioni del Consiglio superiore cui può avanzare ogni proposta che giudichi utile alla Banca e sovrintendere l’amministrazione centrale e gli stabilimenti periferici. Dispone, sentito il direttorio, le nomine, le promozioni, le assegnazioni, i trasferimenti e gli incarichi del personale di grado superiore. Deve essere cittadino italiano, non può appartenere ad altri istituti di credito né essere parlamentare né ricoprire altra carica politica. (Dal sito dell’AGI).

da novembre 2011: presidente della Banca Centrale Europea e presidente del Comitato Europeo per il rischio sistemico.

Senza contare gli altri incarichi “minori”.

La cosa che mi interessa di più sviscerare è: “Cosa fa il presidente della Banca Centrale Europea? E soprattutto cos’è la Banca Centrale Europea?”

La Banca Centrale Europea è nata nel giugno del 1998 con funzioni di definizione e controllo della politica monetaria europea, a cui tutti i paesi che hanno adottato l’euro hanno delegato importanti funzioni. In particolare bisogna ricordarsi che la BCE stabilisce il valore di alcuni tassi di riferimento, gestisce le riserve di valute estere e detiene le riserve dei paesi dell’Area Euro, autorizza la stampa delle banconote in Euro, vigila sul sistema bancario e su alcune variabili macroeconomiche come l’inflazione e l’offerta di moneta. Per chiarirvi ulteriormente le idee, vi lascio alla visione di questi due brevi filmati. (dal sito YouTube)

 

Il presidente della BCE assume quindi un ruolo strategico fondamentale. Ha poteri di firma e rappresentanza della BCE e presiede il consiglio direttivo, il comitativo esecutivo e il consiglio generale della BCE.

IL DISCORSO DEL 26 LUGLIO 2012

L’Eurozona stava passando un periodo pessimo, molti scommettevano contro l’Euro e pochi credevano che la Grecia e l’Italia sarebbero rimaste a lungo nella moneta unica, la speculazione sul possibile tracollo dell’Euro era forte, lo spread dei titoli italiani e spagnoli rispetto a quelli tedeschi superava i 500 punti percentuali. Si era di fronte alla crisi del debito sovrano, che affondava le proprie radici nella crisi dei mutui subprime statunitensi, in quanto alcuni Paesi già finanziariamente esposti avevano esacerbato la loro posizione precaria salvando istituti di credito compromessi: il basso tasso di crescita, il forte deficit e la sfiducia degli investitori avevano fatto schizzare alle stelle gli spread sui titoli dei Stato dei Paesi periferici (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna). In particolar modo l’ultimo fattore era stato determinante nell’effetto contagio, dei 570 punti di spread dei Btp italiani circa 180 erano stimati essere “sovraprezzo”.
A Londra, il 26 luglio 2012, durante la Global Investment Conference, Mario Draghi ruppe gli indugi e disse: “All’interno del proprio mandato, la Bce è pronta a fare qualsiasi cosa serva a salvare l’Euro. E credetemi, sarà sufficiente.” (qui il testo integrale)
Da quel momento i mercati iniziarono a pensare che una ripresa fosse possibile e smisero di scommettere contro l’euro. Lo spread dimezzò in poco tempo, la moneta unica tornò ad essere sicura e si rafforzò rispetto alle valute straniere.
Molti giornali, a luglio dello scorso anno, esattamente 5 anni dopo il discorso di Draghi, pubblicarono degli articoli per mostrare come la politica monetaria europea stesse vincendo sulle difficoltà sperimentate con la crisi. Tra gli strumenti adottati, il taglio dei tassi di interesse e il quantitative easing hanno svolto la parte del leone.
Il quantitative easing è una manovra espansiva che si applica quando non si può agire ulteriormente sui tassi di interesse (perché hanno raggiunto lo 0) e si basa sull’acquisto dei titoli sovrani da parte di una banca centrale (in questo caso della BCE), ciò fa aumentare il loro prezzo e conseguentemente diminuire i tassi, così si immette moneta sul mercato, che riduce la stretta creditizia e fa aumentare il reddito disponibile per consumi e investimenti, in linea teorica questo sostiene la crescita economica e crea nuovi posti di lavoro. Se il processo è ben guidato dovrebbe portare l’inflazione al valore target del 2%.
Ecco cosa successe dopo il discorso di Draghi (spoiler: il discorso valse 5 mila miliardi di € per le Borse e i bond europei).
La BCE in un nota a S & P’s scrive che questo processo, iniziato a marzo 2015, verrà ridotto a partire da ottobre 2018 e terminerà con l’inizio del 2019, – tapering, il termine tecnico, inventato nel 2013 da Bernanke, ex presidente della Fed. Prima di metà del 2019 non ci si aspetta un rialzo dei tassi.