Il 23 giugno 2016 i sudditi di Sua Maestà Elisabetta II di Inghilterra hanno deciso di uscire dall’Unione Europea. La Brexit (come ormai tutti chiamano la dipartita del Regno Unito dal sodalizio) è stata scelta dal 52,5% degli elettori inglesi e dal 53,4% di quelli gallesi mentre solo il 44,2% dagli elettori dell’Irlanda del nord e il 38,0% di quelli della Scozia hanno votato per il “leave”. Questi due ultimi risultati potrebbero essere spiegati dalla vicinanza dell’Irlanda del Nord con il confine europeo dell’Eire e con le spinte di Edimburgo verso l’autonomia da Londra. Tuttavia molto più interessante potrebbe essere analizzare le motivazioni del fronte per la scissione dall’Europa: desiderio di autoregolamentazione e/o deregolamentazione dei mercati? Immensa e sconfinata fiducia nella propria moneta? O semplicemente la sensazione che quanto veniva versato all’Unione Europea non tornasse poi indietro? Non possiamo essere nella testa dei singoli elettori, ma l’andamento dei negoziati ci permette di capire quali aspettative il Regno Unito avesse dall’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che consente agli Stati membri di recedere dall’UE.

Prima di negoziare su qualsiasi altro punto l’Unione Europea vuole definire tre questioni fondamentali:

RAPPORTI TRA IRLANDA DEL NORD E EIRE

La parte repubblicana dell’Irlanda del Nord desidererebbe riunirsi con l’Eire, lentamente la maggioranza protestante sta per essere superata dalla popolazione cattolica e la divisione creata dall’Inghilterra nel 1920 sta progressivamente sgretolandosi. Da qui il voto contrario alla Brexit dei Nordirlandesi.

STATUS CITTADINI EUROPEI

L’Europa vuole garanzie rispetto al trattamento dei propri cittadini residenti nel Regno Unito, in particolare vorrebbe che i diritti fossero garantiti dalla Corte di Giustizia Europea mentre Londra difende la supremazia delle corti britanniche.

SOMMA DOVUTA DALL’UK ALL’UE

10, 50, 100 miliardi di euro o proprio niente? Le cifre si rincorrono senza sosta, voci di corridoio si susseguono, il Regno Unito aveva preso degli impegni con l’Unione Europea e per recedere dal Trattato di Lisbona dovrà versare i contributi pattuiti.

I 27 Paesi europei non sono mai stati così compatti e uniti sulla linea dura, Michel Barnier negoziatore per l’UE ha il mandato di definire i tre punti di cui sopra, altrimenti non è possibile discutere del resto, in particolare di politica economica. I britannici, rappresentati da Davis Davis, vorrebbero invece intavolare una discussione parallela sugli argomenti commerciali e finanziari. Theresa May, primo ministro inglese, ha dichiarato: “Piuttosto che uno pessimo meglio nessun accordo”. Ma in mancanza di compromessi entro il 29 marzo 2019, giorno del recesso definitivo, le uniche regole che interverranno nei rapporti UK-UE saranno quelle del WTO; davvero poco se si considerano i 44 anni di permanenza del Regno Unito nelle istituzioni europee.
Non ci rimane che rimanere affacciati alla finestra per vedere a cosa porteranno i negoziati, nel frattempo vi consiglio una lettura molto interessante, una guida alla Brexit pubblicata dalla BBC:

Brexit: All you need to know about the UK leaving the EU – BBC News