Quando ero una giovane e inesperta centaura, l’assicurazione era solo uno dei tanti balzelli che dovevo pagare per guidare il mio bolide. Adesso che sono mamma, ho una casa mia e ci pago il mutuo, non sono più tanto inesperta, so per certo che il mondo delle assicurazioni è più vasto e variegato di come me lo figuravo nella mia mente. Oltre all’arcinoto settore delle polizze RC auto (responsabilità civile), esistono un sacco di prodotti assicurativi per tutti i gusti: polizze patrimoniali, per la responsabilità civile della famiglia, dei professionisti…polizze sulla vita. Ebbene, la prima volta che mi hanno proposto una polizza sulla vita, ho fatto gli scongiuri, avevo 27 anni e stavo sottoscrivendo il piano finanziario del mutuo. Il funzionario della banca mi disse che pagando una “piccola” quota in aggiunta alla rata mensile, mi sarei coperta dal rischio di morte prematura e se io o mio marito avessimo reso vedovo l’altro prima della scadenza del mutuo, il 50% del debito si sarebbe estinto. Allora dissi: “Se rimango vedova, ho problemi ben più grossi del mutuo da estinguere”. Mi sembrava proprio innaturale accostare la morte ai soldi (so di essere un’economista molto, molto anomala). Quando sono rimasta incinta di mia figlia invece, ho iniziato a ragionare in maniera differente e a preoccuparmi per il suo futuro, la prospettiva di lasciarci le penne prima di averle dato una sicurezza economica e aver pagato i miei debiti mi inquietava. Allora mi rivolsi a un assicuratore ed esposi i miei timori: la polizza che faceva al caso mio era una del tipo vita caso morte, come funziona? Esattamente come la versione proposta dalla banca, si paga un premio per un determinato numero di anni e se si decede prima l’assicurazione paga un montante ad un beneficiario. Se ho 20-30 anni, ad esempio, assicuro ai miei cari un capitale di 100 mila € con il pagamento di un premio mensile di circa 150-200€ per 30 anni.
N.B. Questa polizza è una temporanea caso morte, se chi la stipula non passa a miglior vita entro il termine, i soldi rimangono tutti all’assicurazione, esistono anche versioni con rimborso indipendentemente dalla data del decesso, sicuramente sono più costose.
N. B. due volte: il capitale rimborsato alla morte esce dall’asse ereditario, ovvero non viene calcolato nelle quote dell’eredità legittima e si può nominare come beneficiario anche una persona che non è un erede legittimo.
Gli aspetti interessanti da focalizzare sono questi: il premio viene calcolato in base all’età del sottoscrittore, agli anni per cui si paga il premio e alla somma pagata al beneficiario in caso di morte. Perciò vale la pena sottoscrivere questa polizza quando si è giovani e non si hanno molti risparmi da parte.
Esistono anche polizze caso vita, queste assomigliano più a degli investimenti veri e propri più che a delle forme di assicurazione, sono delle polizze in cui in cambio di un versamento periodico di premi o di un determinato capitale ottengo un montante (comprensivo degli interessi e/o guadagni/perdite in conto capitale) o una rendita a scadenza, anche differita, con la possibilità di recedere eventualmente prima del termine pattuito.
I premi pagati per le polizze vita caso morte sono detraibili al 19% fino ad un limite massimo di 530€.

Cosa ci fa l’assicurazione con i premi?

Il business dell’assicurazione si basa sul calcolo delle probabilità e sulla previsione di eventi futuri. I soldi raccolti dagli assicurati finiscono in un calderone, dove vengono investiti per poter assicurare il pagamento dei premi, il pagamento dei costi della struttura (provvigioni, salari, ammortamenti ecc..) e un profitto agli azionisti. Più vengono controllate le variabili aleatorie e più le assicurazioni guadagnano. Nelle polizze vita, la maggior parte delle volte, il capitale è dato, ma nelle RC auto gli esborsi dipendono dai sinistri, quindi una grandezza da stimare in primis è il danno massimo probabile (per completezza ne parlo ma non attiene al mondo delle assicurazioni sulla vita), ovvero il valore massimo di danni che può causare un assicurato, che non corrisponde al massimale contenuto nella polizza ma interessa all’assicurazione solo se inferiore a quest’ultimo (diversamente la compagnia non è tenuta a rispondere per la parte eccedente).
Poi bisogna conoscere con quale probabilità si verifica un evento: che uno si schianti contro il semaforo, crepi prima di una data o spacchi il tastierino della cappa aspirante (casualmente successo a me), l’alea serve a calcolare il valore atteso del rimborso. Per i grandi rischi incalcolabili come possono essere le catastrofi naturali, le compagnie si riassicurano a loro volta.
Infine è molto importante conoscere l’andamento dei mercati finanziari per controllare i tassi di rendimento dei capitali investiti e garantire così la copertura dei rischi assicurativi e finanziari, alcune polizze garantiscono rendimenti indicizzati e le assicurazioni devono “fare meglio” di quanto promesso per garantirsi il corretto margine di profitto.
Mi permetto di aggiungere una piccola postilla finale, in un mondo dove la concorrenza è sempre più agguerrita e i margini sempre più risicati: sicuramente due vantaggi competitivi sono la capacità di diversificare i propri prodotti e il contenimento dei costi di struttura.