La ricerca di metodi per arricchirsi alle spalle degli altri affonda le proprie radici nella notte dei tempi, ma un punto fermo fu messo nella storia dei truffaldini da Carlo Ponzi, italiano emigrato negli Stati Uniti d’America all’inizio del secolo scorso.
Ponzi fece fortuna con l’arbitraggio di francobolli fra paesi stranieri: comprando dei “buoni di risposta internazionale” che servivano per l’affrancatura della posta estera e che avevano un controvalore in francobolli unico in tutto il mondo. Ponzi comprava questi buoni in Spagna, dove costavano meno, e li rivendeva negli Stati Uniti ad un prezzo maggiore, riuscendo ad ottenere profitti anche del 50% sul denaro speso ma divenne famoso per la frode che organizzò ai danni di altri investitori nel suo business.

Lo schema Ponzi (ancora attuale) prevede che si reclutino investitori sulla base di promesse di grandi guadagni, i capitali iniziali però non vengono remunerati da investimenti finanziari o reali, ma dall’ingresso in azienda di altri soggetti, i quali sono attirati dai tassi di rendimento promessi ed eventualmente ottenuti in fase iniziale. In pratica lo schema è costituito da una piramide, dove i soldi raccolti ai livelli inferiori vengono usati per pagare i rendimenti ai livelli superiori. È chiaro che il sistema non può autosostenersi a lungo in quanto non c’è investimento di capitale da parte del truffatore e i soldi non vengono investiti ma solo trasferiti, il fabbisogno di denaro necessario è esponenziale e prima o poi dovranno essere registrate le perdite, in questa fase si scatena il panico tra gli investitori e solitamente chi ha organizzato il sistema prima o poi scappa con la cassa (in qualche bellissima isola esotica). In definitiva il sistema regge inizialmente perché i guadagni sono virtuali e solo poche persone disinvestono, inizia a scricchiolare quando invece i disinvestimenti si susseguono a catena.

Il caso Madoff

La storia è piena di schemi Ponzi, un caso eclatante però fu la truffa organizzata da Bernard Madoff (ex presidente del Nasdaq) ai danni di 5000 investitori tra cui figurarono banche, fondi hedge e grandi magnati della finanza, anche italiani, a cui fu garantito un rendimento del 10%. In vent’anni questo signore riuscì a spillare circa 65 mld di $, creando un fondo parallelo alla propria società di brokeraggio e sfruttando la propria reputazione; l’inizio della crisi economica spinse però molte persone a disinvestire e Madoff si ritrovò con richieste di rimborso per 7 mld a cui non riuscì a fare fronte: il castello di bugie fondato sui bilanci falsi crollò miseramente e la Corte Federale intervenne infliggendo al truffatore una condanna di 150 anni da scontare in un penitenziario di massima sicurezza. L’ordine di espropriazione per 171 mld di $ colpì ville, yacht e investimenti personali, tuttavia dubito fortemente che tutti gli investitori abbiano ricevuto quanto sarebbe spettato loro, spesso le somme venivano incanalate in paradisi fiscali.

La legge 173 del 17.08.2005

Al giorno d’oggi gli schemi Ponzi si nascondono spesso dietro fantomatici business basati sul multilevel marketing: è meglio diffidare sempre dai guadagni derivanti esclusivamente dal reclutamento di altre persone. In Italia la legge 173 del 2005 è nata per disciplinare le forme di vendita a domicilio e per sanzionare le truffe piramidali, le cosiddette “Catene di S. Antonio”, che possono apparire simili ma non lo sono. Gli elementi distintivi sono costituiti dalle formule di guadagno e dai costi che deve sostenere il venditore per far parte dello schema. In sintesi chi fa parte di un’organizzazione di vendita a domicilio non deve essere obbligato ad acquistare i prodotti che commercializza, oltre a quelli che sono strettamente necessari per le dimostrazioni e il suo guadagno non deve derivare dalle vendite effettuate ad altri dipendenti dell’organizzazione. L’ultimo articolo della legge in oggetto sanziona chi progetta e realizza questo tipo di frodi con l’arresto da sei mesi ad un anno o un’ammenda da 100 a 600 mila €.